#2 - Saturno, Crono, Kairos, Aion: il Tempo e i suoi Archetipi
Il tempo e i suoi archetipi: Saturno e Crono, Kairos e Aion. Il tempo lineare e ciclico; il tempo sospeso e il momento giusto. Il tempo della vita.
Ciao a te!
Sabato scorso avevo lasciato un appunto sulla mia agendina verde del 2025: “Scrivere su Sole Nero un articolo che parli della vita privata e pubblica e del fatto che siamo noi a scegliere quanto e cosa condividere”. Poi però nel libro che sto leggendo per ora A Wild Mind di Andrea Bariselli, ho letto una riflessione sul tempo che ha rimescolato le carte in tavola.
Te la ripropongo:
Vi ricordate di quando, magari da piccoli, siete caduti e vi siete fatti male? Vi si è formato un taglio sulla mano, e quel taglio è poi guarito, ma allo stesso tempo ogni ferita si lascia dietro una cicatrice, incisa sulla pelle e spesso anche nell’anima, segno indelebile del passato che rivela una verità universale sul tempo: ha una sola direzione. Non può tornare indietro, solo andare avanti verso il futuro.
È la “freccia del tempo” e lascia cicatrici ovunque, sulla Terra e oltre.
È vero: il passato è un tempo che non ha modo di tornare. Le persone e gli eventi che racchiude continuano a essere reali solo nei nostri ricordi e sogni. E poi c’è il futuro, il tempo delle mille possibilità che inevitabilmente percorriamo quasi alla cieca cercando di capire ogni giorno quale strada è la nostra strada.
Così va a finire che quella freccia siamo proprio noi: cerchiamo di capire che direzione prendere nella vita, talvolta con passi incerti, talvolta più sicuri. Inevitabilmente, però, possiamo solo andare avanti. Ma per quanta forza si possa imprimere alla corda, il viaggio di una freccia non è mai lineare: lo è soltanto all’inizio. Man mano che la freccia vola, infatti, taglia l’aria ondeggiando a destra e sinistra e istante dopo istante, perde la sua spinta iniziale e comincia la discesa fin quando la forza di gravità la riporta sulla Terra.
È la freccia del nostro tempo sulla Terra.
Eppure c’è sempre qualcosa che non torna quando cerchiamo di definire qualcosa di così astratto come il tempo. L’alternarsi del giorno e della notte, il ciclo delle stagioni o quello della vita ci danno anche un’idea diversa del tempo: la sensazione di un eterno ritorno; di un riproporsi continuo di eventi come se, in qualche maniera, il passato in realtà si srotolasse giorno dopo giorno nel presente, protendendosi verso il futuro.
Ed è forse questo il concetto di tempo che Gabriel García Márquez ha voluto esprimere nel suo bellissimo Cent’anni di Solitudine, recentemente riportato anche sotto forma di serie TV su Netflix.
Il bellissimo Uroboro che la serie TV ci ha riproposto e che apre le prime pagine del libro, ci racconta proprio di quanto in realtà siamo noi a scolpire il nostro futuro, praticamente alla cieca, nelle decisioni che prendiamo giorno dopo giorno. E per quanto il tempo possa effettivamente scorrere soltanto in una direzione, esso è anche ciclico perché fatto di eterni ritorni, giorni che si alternano, viaggi che si intraprendono, vite che si incontrano, esperienze che si ripropongono.
La vita però è fatta anche di momenti in cui il tempo sembra dilatarsi: tutto intorno continua a scorrere ma noi siamo come sospesi in un momento che sembra infinito; un momento che ci invita a restare, a sentire il più possibile, a lasciarci attraversare.
Nell’antica Grecia il concetto di tempo veniva preso molto sul serio tanto che c’erano 4 parole per definirlo:
chronos: il tempo cronologico. In chiave mitologica questo concetto è rappresentato da Crono nel pantheon greco e Saturno in quello romano;
kairos: il momento giusto, quello in cui qualcosa di speciale accade e tutto cambia;
aion: il tempo eterno e infinito;
eniautos: un periodo di tempo fisso e ben definito.
Saturno e Crono, in particolare, non sono soltanto figure mitologiche. Sono archetipi. Sono ciò che incontriamo nei giorni in cui ci sentiamo persi, bloccati, senza direzione. Sono i guardiani del tempo; non del tempo che scorre, ma di quello che pulsa.
Saturno, con il suo peso, ci chiede di scendere più in profondità.
Crono, con il suo inesorabile ticchettio, ci ricorda che ogni attimo, anche il più doloroso, è un seme piantato oggi che -forse, non ne abbiamo mai certezza- germoglierà domani.
Saturno: il tempo che ci àncora
Saturno è il limite. La roccia; l’elemento Terra. È la mano che ci trattiene quando vorremmo correre. È il fiato che ci è mancato dietro il “non detto”. Ci costringe a guardare dove non vogliamo guardare e a restare dove non vogliamo restare. Non è crudele anche se spesso ci sembra tale.
È un maestro che non usa parole ma soltanto silenzi.
Quando tutto si ferma, quando i progetti si sgretolano, Saturno è lì. Non per punirci, ma per mostrarci. Perché forse c'è qualcosa che abbiamo perso, qualcosa che non abbiamo ancora visto. Forse in quel rallentare c'è la chiave per una porta che non sapevamo di voler aprire.
Non c'è fretta, ci dice Saturno. Non c'è urgenza. Solo il tempo di cui hai bisogno per diventare ciò che sei già.
Crono: il tempo che ci consuma e ci svela
Crono è più spaventoso. Divora. Porta via. Ci costringe a confrontarci con la perdita, il cambiamento, la fine delle cose. Ma è proprio nella fine che si celano i nuovi inizi. La Nigredo alchemica ci insegna che non c'è trasformazione senza distruzione; non c'è nascita senza un piccolo e inevitabile addio.
Crono ci sfida a lasciare andare: le aspettative, le illusioni, le versioni di noi stessi che non ci servono più.
Non è facile. Non lo è mai.
Ma è necessario. Perché ogni perdita è uno spazio che si apre. Uno spazio in cui qualcosa di nuovo può entrare.
E allora, anche nel momento più buio Crono ci invita a fidarci. Non del futuro o delle promesse, ma del presente. Di ciò che c'è, qui e ora. Anche se fa male e non lo capiamo.
Kairos: l'attimo in cui tutto cambia; il momento giusto
E poi c'è il kairos. Quel momento. Non si può prevedere, non si può forzare. Accade. Come un sussurro, una brezza leggera, un battito di ciglia. È il tempo della qualità, non della quantità. Il tempo che si sente, non quello che si misura.
Kairos arriva quando smettiamo di lottare contro il tempo e iniziamo a danzare con esso. Quando ci apriamo al mistero, alla possibilità che forse proprio in questo momento di attesa c'è tutto ciò di cui abbiamo bisogno.
Non è facile riconoscerlo. Spesso arriva mascherato da crisi, fallimento e perdita. Ma è lì, in quegli interstizi, che si rivela. Non per offrirci risposte, ma per ricordarci che non ne abbiamo bisogno perché l'unica cosa che conta è vivere pienamente l'attimo presente.
Aion: l’eternità dei momenti fuori dal tempo
Infine, ci sono quegli attimi che sembrano non appartenere ad alcun orologio o calendario. Momenti in cui il tempo si dilata, si ferma, diventa eterno. Quello è Aion: il tempo sospeso, fuori dal tempo stesso. Può essere uno sguardo, un tramonto, il fruscio delle foglie al vento. È come se il mondo intero trattenesse il fiato e ci lasciasse intravedere uno spiraglio di eternità.
In questi momenti fuori dal tempo, non siamo né qui né altrove. Siamo sospesi, come in un sogno ad occhi aperti. E sono proprio questi attimi a restare con noi anche quando il tempo riprende la sua inesorabile corsa.
Ci ricordano che non tutto può essere misurato e che non tutto deve essere spiegato. Alcune cose semplicemente accadono. E sono queste a dare senso a tutto il resto.
Un abbraccio,
Valentina
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