#4 - La dolcezza della vulnerabilità: la scienza dietro l'intimità emotiva e l’amore
Ma quanto fa paura mostrarsi vulnerabili? Eppure è proprio questa la chiave per costruire legami profondi e duraturi, che siano d'amore o d'amicizia.
Ciao tu che leggi, buon San Valentino!
Ho pensato a lungo a cosa scrivere oggi. Volevo parlare d’amore ma mi sono resa conto che non lo so fare: ha così tante sfaccettature questo sentimento che non può essere facilmente descritto con le parole. L’unica cosa che mi sembrava le accomunasse tutte è la vulnerabilità: il potersi mostrare nudi di fronte all’altro (non senza vestiti, ma completamente spogliati dalle nostre maschere).
L’epoca in cui viviamo tende a premiare l'autosufficienza e la resilienza tanto che mostrarsi vulnerabili è spesso percepito come segno di debolezza. Tuttavia, la ricerca nel campo della psicologia delle relazioni rivela una importante verità: la capacità di mostrarsi vulnerabili è fondamentale per costruire connessioni profonde e durature, sia nelle relazioni romantiche, sia nell’amicizia.
Il potere della vulnerabilità
La dottoressa Brené Brown, ricercatrice presso l'Università di Houston, ha dedicato oltre vent'anni allo studio della vulnerabilità. I suoi studi dimostrano che questa caratteristica umana non è segno di debolezza ma la culla dell'innovazione, della creatività e del cambiamento.
La ricerca neuroscientifica supporta questa visione: quando ci apriamo emotivamente con qualcuno il nostro cervello rilascia ossitocina, l'ormone legato alla fiducia e al legame sociale.
Ma cosa significa concretamente essere vulnerabili?
Pensiamo a una coppia in crisi.
Uno dei due partner, invece di chiudersi nel silenzio sceglie di esprimere la sua paura di non essere abbastanza per l'altro. Questo atto di apertura crea un ponte emotivo che permette alla relazione di evolversi.Lo stesso vale nelle amicizie: confidare un momento di difficoltà a un amico può rafforzare il legame e creare una connessione più autentica.
Le radici della connessione profonda
Gli studi sulla teoria dell'attaccamento, iniziati da John Bowlby e Mary Ainsworth, rivelano che la capacità di essere vulnerabili è strettamente legata ai nostri modelli di attaccamento precoci. Questo vale per ogni tipo di relazione intima, dall'amore romantico alle amicizie più strette.
Tuttavia, la buona notizia è che il cervello mantiene la sua plasticità durante tutta la vita, permettendoci di sviluppare nuovi modelli relazionali più sani rispetto a quelli che potremmo aver appreso durante l’infanzia.
Un esempio?
Una persona cresciuta in un ambiente in cui l'affetto era condizionato dalle prestazioni ( es. “Hai preso un buon voto all’interrogazione: sei un* brav* bambin*, meriti un regalo”) potrebbe avere difficoltà a esprimere bisogni emotivi. Con consapevolezza e pratica, tuttavia, può con il tempo imparare a comunicare apertamente, sviluppando relazioni più soddisfacenti.
L'amicizia e il tempo della confidenza
Il dottor Jeffrey Hall dell'Università del Kansas, in una delle sue ricerche, ha quantificato il tempo necessario per sviluppare diversi livelli di amicizia:
servono circa 50 ore per passare da conoscenti a amici casuali,
90 ore per diventare amici veri,
più di 200 ore per sviluppare un'amicizia intima.
Ma non è solo questione di tempo.
La professoressa Marisa Franco, qui il suo account Instagram, evidenzia come la "self-disclosure reciproca" - ovvero la condivisione graduale e reciproca di informazioni personali - sia un elemento fondamentale per costruire amicizie profonde.
In più, gli studi del dottor Robin Dunbar dell'Università di Oxford rivelano che il nostro cervello può mantenere stabilmente circa 150 connessioni sociali ma solo 3-5 amicizie profonde caratterizzate da vera vulnerabilità emotiva.
Questa limitazione neurologica sottolinea l'importanza di investire consapevolmente nelle relazioni che vogliamo approfondire: cosa difficilissima da fare, me ne rendo benissimo conto.
Eppure sono molte le persone che temono di essere giudicate o respinte se si mostrano vulnerabili. Un buon consiglio può essere quello di iniziare con piccole condivisioni: raccontare una difficoltà quotidiana e osservare la reazione dell'altro. Se risponde con empatia, si può progredire verso una condivisione più profonda.
Le differenze culturali nella vulnerabilità
Il modo in cui viene percepita la vulnerabilità come abbiamo visto all’inizio, dipende soprattutto dalla società in cui si vive. Non tutte e culture la percepiscono allo stesso modo.
Nelle società occidentali oggi c’è una maggiore apertura verso chi esprime con le parole la propria emotività, mentre in molte altre culture la riservatezza è considerata una forma di rispetto.
Questo non significa che le persone di queste culture non sperimentino vulnerabilità ma che la esprimono in modi diversi, spesso attraverso azioni piuttosto che parole. Essere consapevoli di queste differenze può aiutarci a interpretare meglio le dinamiche relazionali interculturali.
Comprendere i pattern relazionali
Ora passiamo oltre.
Il dottor John Gottman, attraverso decenni di ricerca presso il "Love Lab", ha identificato quello che chiama "bids for connection" ovvero le “richieste di connessione” e le relative risposte che determinano la qualità delle relazioni.
Stando alle sue ricerche emerge che ogni giorno nelle relazioni facciamo e riceviamo centinaia di piccole richieste di connessione emotiva. E spesso sono davvero richieste molto semplici come, per esempio:
Un commento sul tempo
La condivisione di una preoccupazione lavorativa
Uno sguardo significativo
Il racconto di un evento della giornata
La ricerca di Gottman ha rivelato che la risposta a queste richieste è cruciale per la stabilità della relazione. Sono due, in particolare, le risposte tipiche che possiamo dare o ricevere: “turning towards”, la svolta verso, oppure “turning away”, l’allontanamento da. In altre parole, possiamo dare risposte che ci avvicinano o che ci allontanano dagli altri.
Gottman suggerisce, inoltre, che per ogni interazione negativa sono necessarie almeno 5 interazioni positive per mantenere una relazione sana. La "svolta verso" costruisce quello che lui chiama un "emotional bank account", una sorta di riserva emotiva all’interno della relazione.
Essere consapevoli di questi pattern può trasformare radicalmente la qualità delle nostre relazioni che siano d’amore o di amicizia. In fin dei conti, non si tratta di fare chissà quali grandi gesti ma della costante scelta di essere presenti.
Allo stesso tempo questa consapevolezza scientifica delle dinamiche relazionali ci permette di fare scelte più consapevoli nel modo in cui rispondiamo alle richieste di connessione dei nostri cari, aiutandoci a costruire gradualmente relazioni più profonde e soddisfacenti.
La Svolta Verso, la risposta di apertura alla connessione emotiva
Quando pratichiamo la "svolta verso", rispondiamo positivamente alle richieste di connessione che ci giungono dagli altri. Questo può manifestarsi, per esempio, attraverso:
Attenzione attiva quando l'altro parla
Domande di approfondimento
Risposte empatiche
Linguaggio corporeo accogliente
Nelle relazioni di coppia, gli studi mostrano che i partner che praticano regolarmente azioni di "svolta verso" hanno una probabilità del 86% di mantenere una relazione stabile nel lungo termine.
Per coltivare il pattern della "svolta verso", in particolare, Gottman raccomanda azioni molto semplici ma dal grande impatto emotivo. Per esempio:
Dedicare momenti specifici di attenzione completa al partner
Praticare l'ascolto attivo senza interruzioni
Rispondere con genuine espressioni di interesse
Notare e apprezzare i piccoli momenti di connessione
L'Allontanamento Da, la risposta di chiusura
L'allontanamento si verifica quando ignoriamo o minimizziamo le richieste di connessione. Può manifestarsi, per esempio, attraverso:
Distrazione durante la conversazione
Risposte superficiali o assenti
Cambio di argomento
Focalizzazione su dispositivi elettronici invece che sul partner
Nelle relazioni di coppia appena nate, frequenti pattern di allontanamento sembrano essere causa di stress cronico e pare siano legati a una probabilità significativamente più alta di separazione nei primi 6 anni di relazione.
Le sfide della vulnerabilità: quando è meglio essere cauti?
Mostrarsi vulnerabili non significa aprirsi con chiunque. È fondamentale riconoscere quando l’altra persona non è pronta a ricevere la nostra vulnerabilità. In ambienti tossici, un'eccessiva apertura può essere causa di sofferenza personale. Per questo, è utile sviluppare una vulnerabilità "consapevole".
Come si fa?
Osservare le reazioni dell’altra persona prima di condividere aspetti profondi è un ottimo primo passo, così come testare gradualmente il terreno con aperture su aspetti non troppo importanti. Infine, è sempre utile imparare a costruire confini sani.
Ma quali sono gli effetti di una connessione emotiva sana?
Quando ci permettiamo di essere vulnerabili in una relazione sicura, il nostro sistema nervoso risponde positivamente:
L'amigdala, centro delle emozioni e della paura, riduce la sua attività
Il sistema parasimpatico si attiva, promuovendo il rilassamento
Aumenta la produzione di neurotrasmettitori legati al benessere
Ci sentiamo bene, quindi.
La dolcezza di essere fragili insieme
L'intimità autentica, alla luce di tutto questo papello spero non troppo noioso, sembra davvero nascere dalla nostra capacità di accogliere i difetti degli altri.
La dottoressa Sue Johnson, fondatrice della Terapia Focalizzata sulle Emozioni, ha dimostrato che le persone che imparano a condividere le loro vulnerabilità sviluppano una maggiore sicurezza emotiva e soddisfazione relazionale.
E questo vale sia per le coppie, sia per le amicizie profonde.
Aprirsi all'altro, però, è anche un atto di fede: significa accettare che non avremo mai il pieno controllo. Quando una persona si apre con te, quindi, sappi che sta compiendo un grande atto di fede: ti sta mostrando la sua vulnerabilità. Bisogna averne cura.
Da questo emerge che le relazioni profonde non sono mai atti di possesso o di sicurezza assoluta. Sono atti di coraggio: il coraggio di essere autenticamente umani insieme. Che si tratti di amore romantico o di amicizia profonda, la chiave resta la stessa: il coraggio di mostrarsi per ciò che siamo, nella fiducia che la nostra autenticità verrà accolta e valorizzata.
Buon San Valentino ❤
Da quando ho deciso di rendermi vulnerabile, sento finalmente di avere potere, nella mia vita, ribaltando quello che è il pensiero comune. Questo perché mi sono resa conto di avere la necessità di essere sincera e aprirmi con le persone che contano per me, senza avere paura di non essere ricambiata, o di essere considerata sciocca. Mi sono data l'opportunità di essere me stessa.